Il Covid-19
|
Sentiremo di aver vissuto anche questo tempo sospeso quando potremo ritrovare occhi ora lontani, desiderati, sperati, amati.
E saliremo ancora su quei palchi teatri di una vita che non può morire e non vuole morire. Reciteremo nuovi copioni, di un dramma già vissuto e di una felicità da ritrovare. Inedita. Speciale. |
Flavia Lepizzera (classe IV sezione D) recita i versi 778-792 dall’esodo delle Eumenidi di Eschilo. Le Erinni, venerabili Figlie della Notte maledicono la città di Atene, ancora legate al vecchio mondo degli antichi dei ma prossime a divenire Eumenidi.
|
Claudia Rita Cazzetta (classe IV sezione D) recita il monologo di Clitemestra dalle Eumenidi di Eschilo, primo episodio. Clitemestra, assassinata dal figlio Oreste, appare alle Erinni: il suo eidolon, inquietante, chiede giustizia alle "Figlie della Notte" e le sprona ad inseguire Oreste.
|
|
|
Francesco Sorrentino (classe IV sezione C ) recita il monologo di Agamennone dall’Agamennone di Eschilo, terzo episodio. Tornato dalla guerra di Troia, il re di Argo si rivolge ai cittadini. Dalle sue parole emergono i temi su cui si muove tutto il dramma dell’Orestea: vendetta e giustizia.
Asia Retico (classe IV sezione C) recita in canto i versi 1382-1387 dell’Agamennone di Eschilo. Le parole terribile di Clitemestra dopo l’assassinio del marito Agamennone consegnano al canto tutta la loro drammatica intensità: “ Perché non fuggisse e non si potesse difendere contro il fato lo avvolgo con un’infelice veste ornata, una rete senza scampo, come si fa con i pesci. Lo colpisco due volte e con due lunghi lamenti abbandona le membra a terra; ed ecco il terzo colpo, come avevo promesso al dio Ade”.
Alessandro Pellegrini (classe IV sezione C) recita il monologo della scolta dall’Agamennone di Eschilo, prologo. La scolta da mesi è di vedetta sul tetto della reggia di Argo, per volere di Clitemestra. La sua attesa è felicemente interrotta dalla visione di fuochi da Troia che annunciano la fine della guerra. Ma la notizia, di certo gioiosa, sembra foriera di terribili eventi.
|
Emanuele Scioscia (classe IV sezione C) recita il monologo di Egisto dall’esodo dell’Agamennone di Eschilo. Egisto, amante di Clitennestra, rivendica le sue ragioni, di fronte alle accuse del coro: mal digeriti rancori e un senso di giustizia, frutto di arcaica vendetta, hanno armato contro Agamennone la sua mano omicida.
Beatrice Terribili (classe IV sezione C) recita i versi 218-236 dalla parodo dell’Agamennone di Eschilo. Le accorate parole del coro restituiscono un’immagine crudele della Necessità imposta dalla “ragion di stato” che richiede il disumano sacrificio di una figlia. La storia di un padre che sacrifica la figlia per avere i favori del vento, subendo per questo la vendetta della moglie, sembra appartenere a una società primitiva, tribale.
Maria Cecchetti, Lucia Raffaele e Martina Panariello (classe IV sezione C) recitano il monologo di Cassandra dall’Agamennone di Eschilo. Ossimoro della condizione umana, la profetessa Cassandra è personaggio potente e fragile, apollinea e dionisiaca la sua voce si espande raggiungendo la coscienza del vincitore e del vinto. Ma come tutte le anime belle è condannata ad un destino ingiusto e violento.
|
Dieci voci per Antigone (classe V sezione C) a distanza le parole immortali del Primo stasimo dell’Antigone di Sofocle. Celebri versi di un dramma altrettanto celebre, tra i massimi capolavori che la cultura di Atene ci abbia lasciato. Sofocle sceglie questa tragedia per dare agli spettatori quello che è considerato uno dei più alti momenti della coralità greca: una riflessione senza precedenti, di una liricità immensa, sull’uomo e sul percorso che lo ha portato dalla condizione ferina alla socialità. Un uomo che è δεινός: meraviglioso ma anche tremendo, e perciò straordinario. Capace di gesta memorabili e di atti eroici, ma che si rivela anche il più crudele degli esseri viventi: “talora muove verso il bene, talora verso il male”. L’unico limite che questa creatura prodigiosa non potrà mai superare è quello posto da Ade. L’uomo può tutto, ma non può nulla contro la morte. Con l’intera tragedia di Antigone, che troppo spesso è stata semplicisticamente inquadrata unicamente come una battaglia contro l’ordine costituito o come una mera lotta di genere, Sofocle vuole ancora una volta rimarcare la solitudine dell’eroe tragico: in questo dramma tutti i personaggi sono soli. È così che l’uomo, così come viene descritto nel I stasimo, può diventare strumento universale di comprensione dei personaggi di tutta l’arte tragica greca, quella combinazione di spirito apollineo e dionisiaco che nei drammi sofoclei trova la più perfetta ed equilibrata espressione. Questo solenne canto corale non è solo la manifestazione della weltanschauung dell’autore, né tantomeno è esclusivamente funzionale ai fini della trama dell’opera: si tratta di una meditazione toccante sulla creatura fenomenale e al contempo mostruosa che è l’essere umano, capace di incantarci ancora oggi, come allora.
Alessia Mottini, Sara Bertinaria, Chiara Mattioli (classe III sezione D) propongono l’atto IV scena 7 parte prima della commedia Pseudolus di Plauto: le attrici si muovono con recitazione dinamica nella divertente girandola comica del servo ingannatore.
|
Serena Monti, Anna Acquafredda (classe III sezione D) recitano il prologo della commedia Stichus di Plauto: due sorelle preoccupate per la lontananza dei rispettivi mariti si sostengono a vicenda, ribadendo l’importanza della fedeltà coniugale.
Ludovica Cioli, Viola Parisi, Francesca Micarelli, Yasemin De Carlo, Sofia Cuccioletta (classe III sezione F) recitano il prologo delle Ecclesiazuse di Aristofane, il divertente avvio alla costruzione di un progetto utopistico: donne al potere.
Sara Colazza, Elena Beccia, Sofia D’Angelo (classe III sezione D) propongono l’atto III scena 2 della commedia Pseudolus di Plauto: le attrici si muovono con recitazione dinamica nella divertente girandola comica del servo ingannatore.
Chiara Mattioli, Sara Bertinaria, Rebecca Formica (classe III sezione D) propongono l’atto IV scena 7 parte seconda della commedia Pseudolus di Plauto: le attrici si muovono con recitazione dinamica nella divertente girandola comica del servo ingannatore.
|
|
|
Michelle Dara e Filippo Pezzi (classe II sezione F) Il celebre estratto da Casa di Bambola di Ibsen dialogo tra Nora e il marito Torvald. Nora si rende conto che ha vissuto fino a quel momento una vita inautentica e decide di cambiare ruolo, prima di educare i figli dovrà educare se stessa e capire cosa fare della propria vita.
|
Lorenzo Cianti, Alessia Lucarelli (classe III sezione C) danno voce al dramma di Edipo, figura tragica archetipica per eccellenza del teatro tragico di ogni tempo.
|
|
|
Francesco Folgarait e Lorenzo Saltarelli (classe II sezione C) interpretano il Dialogo tra Menippo ed Ermes tratto dai Dialoghi dei morti di Luciano di Samosata; un testo ironico e dissacrante sulla effimera natura della bellezza umana.
|
La classe seconda C esegue una interpretazione, tra parola e canto, del primo stasimo dell’Elena di Euripide. Il poeta si chiede dove sia il giusto mezzo tra una visione laica e una interpretazione, invece, non razionale del mondo. Le note liriche, dense e profonde, invitano a riflettere.
|
|
|
Andrea Leone Blasi (classe II sezione F) offre un’interpretazione dinamica, tra parola e gesto, dei versi virgiliani dedicati a Didone nel sesto libro dell’Eneide. Il dramma della regina attraverso lo sguardo di Enea.
|
Beatrice Fiori (classe II sezione F) recita Didone, dalle Nuove Heroides. Una Didone ironica, a tratti cinica, e molto significativa emerge dal ritratto che offre la scrittrice Valeria Parrella nella sua rilettura della Lettera ovidiana di Didone ad Enea.
|
|
|
Elena Boglione, Greta Lacchei, Alessia Lucarelli, Vittoria Libanori, Chiara Siragusa (classe III sezione C) danno voce ad uno dei monologhi più “moderni” del teatro tragico greco, la riflessione di Medea, dall’omonima opera di Euripide, sulla condizione femminile.
|
Nicoleta Pau, Serena Monti (classe III sezione D) recitano il prologo della commedia Stichus di Plauto: due sorelle preoccupate per la lontananza dei rispettivi mariti si sostengono a vicenda, ribadendo l’importanza della fedeltà coniugale.
|